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Eccellenza Girone A: il punto

                                                                RIETI E’ PRIMA, E PER DIVERSI

                                                               MOTIVI. A VITERBO, A CHE PUNTO SIAMO?

                                                               IMPARATE DAL FORMIA (leggi nel girone B), PRESUNTI

                                                               CAMPIONI E ATLETI DA TASTIERA!

Il Rieti ha lo spessore collettivo, il lavoro infrasettimanale, ha diverse frecce, nella faretra del tecnico Francesco Punzi, e sa sfruttare le occasioni. Cosa succederà, quando la condizione collettiva raggiungerà i novanta minuti? Ascoltando i diversi colleghi dallo studio, è chiaro, è umano, non è solo fisiologico, che il Rieti debba lavorare, ancora tanto, per portare tutti a regime, a giudicare dalle pause avute sul minimo vantaggio. Ma bisogna guardare due fattori: non può essere, che la prima della classe non meriti una valutazione a 360°, non sarebbe giusto. Partiamo dalle cose positive, sennò facciamo il gioco degli eterni scontenti, a Rieti, dove di euroscettici ce ne sono sempre troppi. Erano tanti persino ai tempi di Sergio Pirozzi, e come finì? Con una promozione in Serie C dopo 67 anni! Non li ha dovuti sopportare soltanto Pietro Infantino, o Fabrizio Paris, che pure ha vinto una coppa Italia d’Eccellenza dove solo per due assurde distrazioni nei minuti di recupero, gli amarantocelesti finirono prima del previsto il loro cammino.

Partiamo da tre fattori, tre. Il Rieti è primo, con tre punti di vantaggio, e visto l’insano masochismo, la poca tranquillità, il modesto rendimento e la relativa fragilità della più diretta concorrente, la Castrense Viterbese, non è poca cosa. Chi gioca di pomeriggio, come è accaduto in occasione dell’undecima giornata di andata, deve sempre sopportare il peso di non rischiare che i punti divengano cinque o addirittura sei. E questo scherzo, oggi, per poco non lo paga, ancora, la squadra seconda in classifica, anzi, ridiventata seconda, dopo che la piccolissima, grande, immensa Monterosi vivesse il punto più elevato della sua giovane storia, in Eccellenza, con un secondo posto virtuale che pare stia costando qualche pasticca anti-ipertensione al serafico Flaminio Cialli, preso da qualche capogiro. E’ convinto, il presidente biancorosso, di dormire, e sognare.

Punto secondo: il Rieti ha segnato 23 reti, 5 in meno della Lupa Castelli Romani, primissima, nel girone B, ma ne ha subìti la metà, 4 contro 8. E questo pure vorrà dire qualcosa. Punto terzo: ci sarebbe sempre una sciocchezza chiamata quarto di finale, in cui i giocatori del presidente anzi dei Fedeli, recitano il meritato ruolo di favorita contro l’Empolitana Giovenzano, che non ha la rosa lunga come la squadra cara all’inossidabile segretario Giancarlo Palma. Bastano, come argomenti? Finché la graduatoria è questa, finché non ci sarà una dura reprimenda, nei fatti, a Viterbo, chi si dà la zappa sui piedi non è la prima in classifica, bensì la seconda.

La partita del “Piermattei” ha raccontato del gol, immediato, di Cardillo, e di un palo e un’altra grande occasione per la Caninese ancora con la partita sull’1-0, fermo restando che la prima mezz’ora è stata solo del Rieti. Il finale di frazione e l’inizio della ripresa hanno visto un palese calo ospite, fino alla rete del raddoppio (74′), ancora segnata da Cardillo. Sabatino e Gay renderanno il passivo più ampio: 4-0 e primato blindato.

Fuori i secondi (in quanti, a dicembre?) – Domenica è andata così, a Viterbo. Lo studente, di fronte a un compito in classe andato male, di fronte a due “impreparati” presi nel quadrimestre, ha ripetuto lo scempio, per giunta di fronte a una formazione tutt’altro che attrezzata, per dare fastidio alla (presunta) corazzata Castrense Viterbese. L’avesse, l’umiltà della passata stagione, la squadra in mano a Claudio Solimina: chi andranno a prendere, ora, Prisciandaro, Molinari, richiameranno Ferri De Oliveira, i cortigiani del presidente Vincenzo Camilli e del blasonato Piero, il babbo?

Era colpa di Pirozzi, il cattivo, quello che li faceva lavorare, che badava al sodo, che chiedeva sacrifici d’ogni tipo, anche tattico: il mostro, come si era autodefinito con una fine ironia che nel Lazio, a più di qualcuno, va spiegata. Era colpa di Pirozzi, che non organizzava cene e cenette come fanno altri suoi colleghi, che hanno bisogno dei riflettori, della mondanità, il frate amatriciano, quello da sfottere, da prendere per i fondelli, da additare al pubblico ludibrio su un noto social network. Poi qualcuno ha avvisato la società e…tana per tutti. Che società è, un club in cui, dei giocatori, improbabili campioni, permette, senza prevenire, la presa in giro del tecnico appena partito? Se è arrivato un secondo allenatore, è perché in precedenza Camilli ha sbagliato a mandare via il primo, non c’è dubbio. Ma poi, le prestazioni successive, a chi vanno imputate? Possibile non capiscano, questi fenomeni di calciatori, che scrivendo su Facebook o parlando in giro, rischiano di far fare una figuraccia, a chi investe, a chi paga anche i loro stipendi (se mi parlate di rimborsi dimentico il Galateo, parola!, n.d.r.)? Oltre a un fattore. Il messaggio che è passato è questo: siccome Pirozzi non ci stava bene, e non a uno ma almeno a tre, quattro, forse cinque, remiamo contro, tanto non ci possono cacciare a tutti. Poveri illusi, non conoscono Camilli junior e nemmeno la storia, dei Camilli, che pure quando hanno ragione, agiscono d’istinto. E stavolta ce l’avrebbero. Tra l’altro, come si fa, a trombare in questa maniera un allenatore che ha vinto quasi quanto Claudio Fazzini e Ugo Fronti? E che comunque è uno dei primi tre tecnici, per successi ottenuti, nella storia del Lazio? Lo comprendono, i calciatori, che se girano le scatole alla Procura Federale, si potrebbero intravedere pure gli estremi per la violazione dell’articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva?

Che fare, allora? – Pensare a giocare, a vincere, perchè è l’unico modo per riparare a quanto di sbagliato è stato fatto. Dalla società, che ha mandato via Solimina per una rete presa al 93′, a Ladispoli, per un pareggio. Dei giocatori, e di una piazza che la dovrà pur smettere di dare troppa importanza a questi presunti professionisti, che hanno tramato, e lo hanno pure mostrato a chiare note. E’ una domanda che si sta facendo da giorni, Vincenzo Camilli? Dopo la riapertura della campagna trasferimenti, con chi vado avanti, di questi? Qualche giorno e ne sapremo di più, a cominciare da quel Romondini, che passeggiava, in mezzo al campo, contro l’Empolitana Giovenzano, e che in precedenza era dato per sicuro cavallo di razza. Ma non è l’unico, sia chiaro. Toscano andrà all’Empolitana Giovenzano, dicono, dalla Valle dell’Aniene. Saprà calarsi nei panni di un attaccante che dovrà lottare per la salvezza? Perché se senti qualche fraticello, sulla via Empolitana, non ci sarebbero le forze per fare e disfare, poi esce fuori questo nome, che di mestiere non fa, davvero, il missionario. Ma, si sa, quando c’è Amici di mezzo, la battuta verrebbe fuori da una nota pellicola girata in Toscana…

Insomma c’è voluto un calcio di rigore di Ceroni, all’81’, per aver ragione di una banda di ragazzini. Mah!

Il resto del campionato ha raccontato

Nello stesso turno, come era successo qualche tempo fa, hanno steccato il Villanova e il Ladispoli, con i tiburtini superati in casa da un pratico Civitavecchia, e i rossoblu superati dal Monterosi al “Martini Marescotti”. Al “Ferraris” sapevano bene che, senza Meloni, ancora infortunato, le vicende si potessero complicare, e così è andata: ad acuire il momento-no dei ragazzi di Massimo e Paolo Armeni un Civitavecchia che è alla quarta vittoria di fila, e che, senza penalità (5 punti!), oggi sarebbe a 21, nel gruppo delle inseguitrici. La partita è decisa nel finale, con Iezzi in gol all’87’, e con Di Mauro fuori per espulsione, e con Loi che chiude la sfida al 93′.

Il Real Monterosi delle meraviglie va in rete dopo trenta secondi, dieci in più del Rieti, che al 20″ era in vantaggio, a Canino, con il tiro da lontano scoccato da Franchitti. Al 47′ raddoppia Ferri e il Ladispoli prima di andare negli spogliatoi perde per espulsione l’ingenuo Remondi. Partita spezzettata, e squadra ospite concreta: vuoi vedere che questa anonima pattuglia ha imparato a giocare pure sulla terra battuta?

L’impresa della domenica – La copertina spetta alla Sorianese che, è vero, ha segnato il punto del 3-2 nei tempi di recupero, ma ha meritato ben oltre il ristretto successo di Tor Lupara, la vittoria nei confronti della Fontenuova. Infatti la squadra di Marco Rosa è andata avanti di due gol con Pesce e Pascucci nei primissimi minuti, e fin qui nulla da dire. Maestà schiude la gara al 32′, e Silvi, portiere nomentano, sbarra, in tutti i modi, la strada alla rimonta cimina. Che si materializza, con una grandissima dose di determinazione, tra l’88’ e il 93′, con due reti segnate da De Lucia, per il 3-2 in favore dei giocatori di Daniele Scarfini.

Il Futbol Club batte 3-0 il Cerveteri con due reti segnate nella prima parte, autorete di Campoli al 4′, gol di Sfanò (27′), e terzo punto firmato da Barile (55′): il Monterotondo Calcio, che ha presentato ricorso per la gara con il Monterosi affidandosi all’Avvocato Chiacchio, tra i massimi esperti in materia, ha vinto il derby con il Città di Monterotondo nei minuti finali, per 2-1. Il tutto dopo che la partita è stata presentata in comune, sabato, con qualche simpatica dichiarazione tra gli ex compagni di squadra Paolo Malizia e Stefano Sgherri. Segna Federici al 23′, dopo una combinazione geometrica, pareggia Petrangeli al 42′, decide De Dominicis al 90′, di fronte a 600 spettatori!, come ai tempi d’oro, per la città eretina.

Blitz in trasferta del Grifone, che con un gol di Ruggero al 67′, espugna Montefiascone, prendendo tre punti di vitale importanza. Finisce in gloria per il Montecelio, 7-1, in casa del fanalino di coda, il Fregene, e ingloriosamente per i giocatori di Mosciatti, che in tanti hanno scordato come si fa e come si sta in campo. L’ultima volta che il Fregene ha subìto un rovescio simile era nella gara di Eccellenza con il gran bel Pomezia di Daniele Scarfini, e con Ermanno Fasciani in panchina. Prima di queste due situazioni occorrerebbe tornare indietro di almeno 40 anni, per un rovescio simile. C’è di che rimboccarsi le maniche, in riva al mare, e guardarsi negli occhi. Semplicemente comportandosi da uomini. Quella non è, santo Dio!, una posizione “da Fregene”. Perdere può succedere, per carità, ma ci sono modi diversi, per farlo. Non così.

Massimiliano Cannalire

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