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Vi.Va. calcio, Andrea Colinelli si mette a nudo

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Un romano trapiantato nella Tuscia, Andrea Colinelli a trentacinque anni si appresta a vivere un’altra stagione nel campionato di Promozione, maglia del Vi.Va. calcio e grinta da vendere. Ruolo difensore centrale, diciamo un “libero vecchia maniera” che regala l’istantanea del testimone d’un passato che diventa futuro se non altro per quella scelta da mosca bianca di giocare con lo scarpino nero. Un piede “d’altri tempi” gradevole da vedere, se non altro perché regala un’istantanea distaccata da chi indossa gli scarpini colorati e alla moda ma poi non sa come gestire la sfera.

Cosa si aspetta da questa stagione? Quali sono i suoi obiettivi e dove pensa possa arrivare il Vi.Va.?
«Per quanto riguarda gli obiettivi personali il mio unico scopo è quello di stare bene per dare una mano alla squadra. Negli ultimi anni ho subito troppi infortuni e sinceramente mi “merito” una stagione senza intoppi fisici. Per quel che riguarda gli obiettivi della società e della squadra credo si possa fare un buon campionato, c’è un bel mix fra giovani e vecchi anche se il traguardo principale sia la salvezza. Non bisogna fare voli pindarici, serve essere realisti».

A trentacinque anni come si vive il calcio giocato? Con meno patemi d’animo rispetto a quando si aveva vent’anni ma forse con qualche acciacco in più?
«Si vive onestamente con maggiore tranquillità e con la consapevolezza che alla fine è solo un gioco, non una chiamata alle armi, anche se resta importante l’impegno domenicale così come restano necessari gli allenamenti e l’impegno non deve mai mancare. E aggiungo pure che questo, detto poi da uno che in passato ha rimediato qualche cartellino rosso di troppo, vale il doppio. Comunque… aggiungiamo anche che quelli erano errori di gioventù. Con gli acciacchi purtroppo da qualche anno ci devo convivere, ma la passione per questo sport è ancora troppo forte per dire definitivamente stop».

Compagni di squadra, è inevitabile il feeling con i “vecchi” della squadra, anzi no, diciamo i più esperti. E con i giovani? Con i nuovi arrivati, per esempio?
«Si, ormai tra noi “vecchi” si è instaurato un rapporto che va oltre al calcio, mentre con i nuovi arrivati onestamente ancora non ci è stato tempo per poterli conoscere meglio, al di la’ di qualche scambio di battute. Comunque sembrano ragazzi in gamba che sicuramente daranno una grossa mano durante l’anno. E poi ci sono i ragazzi già in forza al Vi.Va. dallo scorso. Ripeto, tutti in gamba e soprattutto tutti ragazzi seri. E questa è la cosa più importante».

Colinelli se lei chiude gli occhi quale momento di vita calcistica le viene in mente? Un gol, una marcatura difficile, una vittoria impossibile, una goliardata con i compagni di squadra…
«Sicuramente il gol nel campionato di Eccellenza laziale della stagione 1998/1999. Accadde nel derby contro il Civita Castellana, all’epoca giocavo con la maglia della Sorianese e segnare in una sfida del genere, per di più in trasferta, negli ultimi minuti e di testa, dato che poi non sono… diciamo altissimo, è un ricordo a cui sono legato in maniera particolare. Ma l’esperienza più bella in assoluto è rappresentata dagli anni trascorsi in Promozione, a Canepina, con amicizie nate in uno spogliatoio che poi sono diventate legami fraterni. Eravamo un gruppo di amici, di amici veri. E ancora oggi ci frequentiamo e facciamo vacanze insieme… ecco, il calcio è anche questo».

La domanda più banale che possa fare un giornalista a un trentacinquenne: “ma questa per lei è l’ultima stagione”?
«E’ da quando ho trent’anni che dico “questa è l’ultima stagione!”, ma poi mi rendo conto sempre che il calcio è una passione troppo importante. Ah, sì, è vero, a ogni infortunio magari mi prende lo sconforto e provo a convincermi che è il caso di lasciar perdere. Ma poi il desiderio ritorna, d’altronde sono anche trent’anni che pratico questo sport e dare un taglio netto resta una decisione molto dura. In ogni caso, e glielo dico in confidenza… siamo molto vicini al ritiro, qua i giovani corrono troppo».

A prescindere da ogni cosa, il futuro calcistico cosa prospetta ad Andrea Colinelli? L’idea di allenare, per esempio, la intriga?
«Non ci ho mai pensato sinceramente, perché ancora mi vedo calciatore. E adesso non mi pongo domande, voglio solo giocare e aiutare il Vi.Va a salvarsi e a fare un ottimo campionato. Poi… si vedrà».

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