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Vi.Va. Calcio: Senza spiegazioni (sulle squalifiche) il silenzio diventa assordante

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Pubblichiamo quanto inviato dall’Ufficio Stampa del Vi.Va. Calcio.

Nessuno reciti il ruolo della vittima, qui non si parla di complotti o altro, le cospirazioni le lasciamo volentieri al grande calcio, quello dove girano i soldi e che non conosce crisi. Qua però ci sfugge qualche tassello del puzzle, e ci sbattiamo la testa per capire cosa sta succedendo. Nell’ultimo fine settimana nelle quattro sconfitte delle squadre griffate Vi.Va. calcio, in qualche maniera abbiamo sempre e comunque riscontrato qualche magagna, qualche sbavatura nelle direzioni di gara, ma non azzardiamo proteste o altro, sarebbe da provinciali e, pur abitando in provincia, quando serve comportarsi da “uomini” lo siamo senza fare i “provincialotti”.

Fra juniores e allievi, osservando le partite con i “nostri” in campo, abbiamo subito pensato che “ai totali il campionato avrà tolto e dato in egual maniera a tutte le squadre”. Quindi se ieri abbiamo dato, domani speriamo di prendere. Per quel che concerne i giovanissimi, le topiche del direttore di gara – ingiustificabili, ma sappiamo quali sacrifici ci siano dietro la preparazione di un arbitro; e soprattutto siamo a conoscenza del fatto che non ci si arricchisce con i rimborsi spese – sono state riportate anche dalla stampa locale, quasi a sintetizzare la giornata no del “fischietto” di giornata, fermo restando che in quel caso le sviste sono costate ai nostri due espulsioni e l’infortunio del portiere.

Capitolo da decifrare, quello relativo alla prima squadra: obiettivamente le cinque giornate di squalifica rifilate (in totale) al portiere Sbarra e al centrocampista Mandro hanno trovato impreparato il club, che tutto avrebbe pensato, tranne una “simil mazzata”. Ma qui siamo alle solite, una protesta nei confronti di un direttore di gara viene sanzionata con maggiore severità rispetto a un fallo da tergo. Non diremo che “il giocatore Taldeitali è un santo” solo perché tesserato col nostro sodalizio: sarebbe una battaglia persa in partenza, la voce del club contrapposta a quella dell’arbitro. Neanche gli allibratori inglesi quoterebbero il nostro pareggio in una tenzone come questa, figurarsi a pensare di sovvertire il detto arbitrale. Del resto, il calcio è questo, prendere o lasciare, e le regole sono intoccabili, questa è cosa risaputa. Ma restiamo sempre convinti che un confronto leale potrebbe aiutare la rinascita del nostro football.

Nessuno qui organizzerà un sit-in di dissenso, né boicotteremo chi verrà a dirigere le nostre partite. Non schiereremo fantasmi in campo, non faremo come fece l’Inter nel 1961, che affrontò la Juventus con una squadra di ragazzini per per protestare contro la corte d’appello federale che invece del 2-0 a tavolino decise di far ripetere il match; non lanceremo arance in campo come a Cagliari nel 1972, quando salì la protesta d’una Nazionale senza giocatori locali. Soprattutto non abbandoneremo il campo come fece la Cecoslovacchia nella finale olimpica del 1920, proprio perché in disaccordo con le decisioni del direttore di gara. Continueremo a combattere, cercando sempre il confronto. Ma con un’idea in testa: se un giocatore viene appiedato per più d’una giornata, ci deve essere come unico motivo il gesto violento nei confronti di un antagonista o un atto antisportivo. E non perché ha chiesto lumi al direttore di gara.

Vi.VA. calcio

Ufficio stampa

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