Angeletti, il Vi.Va. calcio comincia con… “Fede”
Le qualità del centrocampista “tipo” sono racchiuse in tre raccordi di pensiero: piedi buoni, lancio lungo, visione di gioco. Sono caratteristiche facilmente riscontrabili in Federico Angeletti, uno degli ultimi arrivati in casa-Vi.Va. calcio. Romano, ventiquattrenne, il “giovanotto” rappresenta senza dubbio una delle piacevoli sorprese della fase precampionato della squadra allenata da Gianni Patrizi
Ambiente nuovo, squadra nuova: come è stato l’approdo al Vi.Va.?
«Ambiente e squadra nuovi, l’approdo al Vi.Va è stato molto positivo. Ho trovato un ambiente molto organizzato, dove niente viene lasciato al caso. C’è una bella sinergia, tutti remano nella stessa direzione e questo non può che essere un bene. La squadra è giovane, dobbiamo ancora trovare i meccanismi giusti, ma sono fiducioso; si sta formando un bel gruppo, un mix tra giovani e anziani. E, come sappiamo, questo è la base per ottenere buoni risultati».
Perchè ha scelto il Vi.Va.?
«Ho scelto il Vi.Va perché è un’occasione di rilancio dopo due anni vissuti in prima categoria. E’ una realtà giovane, ma piena di passione e di voglia, e questo l’ho notato in tutte le persone che ne fanno parte. E’ una società seria che vuole disputare un campionato dignitoso. Sono stato contattato dal direttore sportivo verso la fine del campionato scorso, e ho accettato subito questa sfida».
Prova a chiudere gli occhi e a pensare a un momento importante della tua carriera: cosa ti viene in mente?
«Sicuramente uno dei momenti più belli è quello legato alla vittoria del campionato 2012/2013 di seconda categoria con il Felgas Fabrica. Un campionato per me non iniziato nel migliore dei modi, venivo infatti da un infortunio al ginocchio, e avevo ripreso a giocare solo a partire dal girone di ritorno. Ed è stato un campionato giocato testa a testa con altre due squadre, che si è deciso solo all’ultima giornata. La differenza quell’anno l’ha fatta il gruppo: tutti volevano la stessa cosa, un vero gruppo di amici con cui ho condiviso tanto: questo è il ricordo più bello».
I suoi compagni di squadra: da una parte gli “anziani”, gli altri sono molto giovani. Lei praticamente è a metà del guado. Come vive questo trovarsi a metà strada fra due culture diverse, quella degli esperti e quella di chi sta crescendo?
«Sono a metà strada, ma comunque proiettato verso gli anziani. In Promozione con gli under la soglia di età delle squadre si abbassa inevitabilmente. Al Vi.Va. c’è un bel mix, ma credo che non cambi molto far parte dei giovani o degli anziani: bisogna sempre dare il massimo in allenamento, i giovani per migliorare, gli anziani perché solo allenandosi al massimo possono rimanere in forma ed essere di conseguenza un punto di riferimento per gli under».
Vecchi e nuovi, con chi ha particolarmente legato?
«Con alcuni ragazzi ho giocato da bambino, con altri mi sono scontrato molte volte in questi anni. Conoscevo Stefanucci, Cavalieri, Adolini e Sbarra, con loro non è stato difficile legare. Ma anche con il resto della squadra mi sono trovato subito bene, come se ci conoscessimo già da tempo, e questo devo dire che mi ha fatto molto piacere; posso dire di aver legato più o meno con tutti».
Ruolo centrocampista, in un centrocampo dove le alternative non mancano: quali sono le sue prerogative, quelle che possono far decidere all’allenatore di far ricadere la scelta di un posto in squadra sul suo nome?
«Sì, le alternative non mancano, e proprio per questo servono impegno, costanza e perseveranza. Non essendo più un under i posti in squadra diminuiscono, l’unica cosa da fare è mettere in difficoltà l’allenatore e cercare di ottenere sempre il meglio, nelle partite e soprattutto negli allenamenti».
Sta per cominciare il campionato, non le chiedo pronostici o altro. Però le chiedo: cosa si aspetta Federico Angeletti dalla stagione che sta per cominciare?
«Spero in un’annata positiva a livello umano, quindi di gruppo, di amici, di ragazzi, che anche fuori dal campo si mantengono in contatto; e ovviamente in ambito calcistico. L’obiettivo principale è la salvezza, magari da raggiungere il prima possibile, in modo che poi tutto venga vissuto in maniera più leggera; ma se rimaniamo con i piedi per terra e restiamo umili possiamo toglierci grandi soddisfazioni».