Il pareggio contro il Milan in notturna chiude una settimana emblematica per Pioli ma in generale per tutto l’ambiente Lazio.
Il termine emblema non è scelto a caso ma è un preciso ragionamento su cui ponderare attente valutazioni: emblema nella vittoria contro l’Atalanta giunta dopo ottanta minuti di gioco con un redivivo Klose a salvare la squadra, emblema di un gioco scadente che in difesa trova terreno fertile con giocatori non adatti capaci di commettere errori grossolani di impostazione, di posizione etc, emblema per il comunicato di euforia, scritto e firmato dalla società dopo la vittoria contro la “dea”, un evento quanto mai irrazionale e storico fatto ad hoc visto l’andamento della squadra in tutte le competizioni con un pubblico sempre più ostile che ha avuto la forza di contestare una dirigenza e personaggi mediocri, su tutti l’operato di Tare, altro emblema, emblema di Coppa e la non lucidità di carpire il momento anche in termine economico per salvare il salvabile di un’annata di pessima fattura, emblema nel modulo tattico con l’incognita Mauri, uno su tutti, emblema sui goal presi sempre nel primo quarto d’ora di gioco, emblema sul futuro di Pioli e dei tanti giocatori nella rosa, emblema sulle decisioni di De Vrij e sulla fascia di capitano che ha dato il via ad una serie di emblemi, senza calcolare Shangai, la doppia sfida contro il Leverkusen e la fascia di capitano da assegnare, emblema su chi sostituirà Pioli sino alla fine della stagione.
L’emblema più complesso è quello di capire qual è la vera Lazio: quella dello scorso anno o quella attuale? “Gruppetti” a parte all’interno dello spogliatoi, la gara contro il Milan ha sicuramente regalato qualche certezza in più. In conferenza stampa Pioli ha parlato di dignità nell’affrontare le ultime gare mancanti soprattutto nel rispetto del pubblico. Parole che per la prima volta hanno trovato accoglimento con una prestazione sufficiente offerta contro un Milan anch’esso in forte difficoltà ma con una finale di Coppa Italia all’orizzonte da disputare e con una posizione in classifica agevolata in chiave Europa visto l’andamento da “tartaruga” delle inseguitrici, su tutte Lazio e Sassuolo. Due frecce ad un arco che Mihajlovic può giocarsi abbastanza bene e, semmai, chiudere con qualche soddisfazione personale un rapporto non di certo idilliaco con parte della dirigenza milanista.
Nel mezzo una gara che ha esaltato la bravura di Donnarumma, un portiere di soli 17 anni che ha mostrato carattere in tre circostanze, una provvidenziale su tiro di Felipe Anderson. La sfida si decide tutta nel primo quarto d’ora con il vantaggio di Parolo di testa su calcio d’angolo e con il pareggio di Bacca dimenticato da Hoedt che ritorna al goal dopo diverso tempo. Bonaventura ci prova su calcio di punizione trovando la traversa, Candreva mostra accenni di gioco di squadra non trovando il bersaglio. La ripresa Lulic perde le staffe e viene espulso da un solito Tagliavento abbastanza permaloso. Salterà il derby contro la Roma ma dovrebbe rientrare Milinkovic al suo posto. Proteste nel finale da parte laziale per un tocco di mano in area di Zapata; il contatto è involontario poiché non cambia la direzione della palla ed il braccio è abbastanza attaccato al corpo se pur scomposto.
Alla fine fischi per Mihajlovic da una parte di pubblico. Pioli applaude i suoi ma è poca cosa. L’emblema di una stagione potrebbe definitivamente chiudersi nella sfida contro la Roma, salvo davvero miracoli.
Mirko Cervelli