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L’addio: Ciao, ANTONIO FRAGASSO!

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L’ADDIO

Ciao, Antonio Fragasso!

Stamattina alle 6 è venuto a mancare il popolare e stimato direttore sportivo

tra i più preparati e vincenti. E’ stato l’architetto di squadre meravigliose

a Formia come a Piedimonte San Germano, a Cassino come a Civitavecchia

Antonio Fragasso non c’è più, non tra noi, comuni mortali. E’ stato in senso assoluto tra i più sagaci, discreti, preparati direttori sportivi, tra la Serie C e le realtà regionali di Eccellenza. E non solo. E’ stata una persona di poche parole, e personaggio astuto, “paravento” come deve essere uno che costruisce bei giocattoli e belle squadre, e le sa portare al traguardo. Perché non servono i grandi giocatori se non sono seguiti da una società con l’intelaiatura di una grande organizzazione. E’ stato la negazione della superficialità e la conferma di come occorra essere pignoli, in quel lavoro. Oltre a ricoprire la carica di rappresentante della cosa pubblica, a Castelforte, in provincia di Latina, quel paese che, simpaticamente, coi colleghi veniva definito quasi in dialetto “Castelliforte”. Ma è stato anche in grado di arrivare nei posti con la fama che lo precedeva, Antonio Fragasso, oltre a riscuotere stima in quella Minturno che lo vide dirigente ai primi anni di attività. Caparbio, determinato, consapevole di lavorare per presidenti capaci e affamati di vittorie, ha costruito signore squadre, che hanno staccato il biglietto per la categoria superiore, o che hanno mantenuto quella ottenuta con buon prestigio. Nella vita sociale Antonio ha fatto parte dell’Associazione Caponnetto, a testimonianza di quanto fosse radicato e convinto, il suo impegno con i cittadini del suo paese. E’ andato via stamattina, alle 6, con la sua solita, ineffabile discrezione, prendendoci, in questo, in contropiede, quasi non dando fastidio.

Quando sentivo Antonio era solo per un “come stai?” o “come va?” ma la conversazione non era mai lunga più di un paio di minuti, se non affondavamo nella conoscenza di calciatori, allenatori e piazze. Perché quando parlava, non alzando il tono di voce, lo dovevi stare a sentire, visto che nel calcio non mi ricordo sprecasse virgole o frasi in più, quando non ce n’era il bisogno. Antonio ha cominciato a crescere come dirigente a Castelforte e Minturno poi nella conosciuta Formia, che non è mai stata una società qualsiasi, per chi abita nel comprensorio a due passi dal mare. Una prima volta nel 1986-1987 e poi l’anno successivo, quando la prima squadra di Palazzo Condotto arrivò 2° e venne ripescata in Serie D. Ritrovò il Formia nel 1991, ai tempi d’oro, fino al 1995, con la C2 fatta per bene, che in riva al Tirreno ben ricordano, tra giornalisti e appassionati di calcio anzi di CALCIO. Lui ha dato tanto a Formia e ricevuto tanta considerazione, oltreché per la sua chiara bravura e conoscenza della materia, per come ha saputo mantenere i rapporti, sia personali che istituzionali, sia in seno alla città rappresentata, tra queste, nel tempo, Civitavecchia, Cisterna, Cassino, Gaeta, Piedimonte San Germano, sia in federazione. In tutti i casi quando si muoveva Antonio Fragasso, oltre a farlo sempre in treno senza scomodare la macchina (“tanto so che il treno, nella maggior parte dei casi, mi porta con puntualità”: decisamente altri tempi, sono stati, n.d.r.), era solo per cose pratiche, concrete, importanti. Tra i suoi capolavori nel 1996-1997, la vittoria del campionato con il Real Piedimonte San Germano di Antonio Morra presidente e Corrado Urbano, che poi lo seguirà in Serie D a Civitavecchia, con Auriemma al vertice della società, poco dopo. Meravigliosa formazione, quella di Piedimonte, che arrivò prima per distacco come nel girone A capitò al Ladispoli di Ugo Fronti sul Rieti, mentre nel girone di appartenenza del club ciociaro, ai play-off, e quindi 2°, giunse il Pomezia proprio di Auriemma e Sandro Priori tecnico. E quel Rieti-Pomezia ebbe effetti devastanti, sul vertice della Lega Nazionale Dilettanti; per motivi di Totogol, costò, di fatto, la testa a Elio Giulivi. Questo l’undici titolare di quel grande Real Piedimonte: Di Prospero, Parravano, Coraggio, De Santis, Carlucci, Liquidato, Raia, Babusci, Ferdinandi, Prete, Cacciatore. Oltre ad avere buoni cambi pure per la panchina. Era l’anno della sfida col Pomezia “ben accompagnato” televisivamente, e un siparietto in diretta rese simpatico Antonio Fragasso anche a chi non lo frequentava…: era la stagione che registrò una stupenda partenza di una realtà romana, la Spes Montesacro di un altro bravissimo direttore sportivo, Franco Cocco. Che, con Giovanni Guarracino detto Gipo, e Walter Crociani “il Croc”, e lo stesso Fragasso, componevano un ammirevole quadrilatero di direttori sportivi a tutti i livelli.

L’altro che avrebbe preso, dal 2000 in poi, il proscenio assoluto delle giovanili, Giampiero Guarracino, aveva già ottenuto diversi successi con il Savio, ed era impegnato, a quel tempo, a mettere in piedi un gran bel Ceccano di ragazzini partiti da Roma più Adinolfi capitano, con Mario Lenzini allenatore. Della menzionata Spes Montesacro va ricordata una penalizzazione, in quel campionato di Interregionale, di 6 punti, dalla quale la formazione nero-verde di Via Nomentana, non si sarebbe più ripresa. Una storia che non è una leggenda merita di essere raccontata: tantissimi anni fa, parliamo degli anni 80, era stato male, Antonio, ed era stato dichiarato morto. Messo nella cassa funebre, si svegliò. Bontà sua che non l’avessero chiusa e sigillata sennò sai le urla e i cazzotti sull’estremo legno… Per tanti anni quella bara l’ha voluta sotto al letto, poi, quasi per ringraziare la sorte avuta, la volle bruciare. Ma attese una sera particolare, per lo Sport: quella in cui il Milan batté per 1-0 il Benfica. Strano perché Antonio è stato tifoso del Napoli, nella Serie A italiana. Un altro aneddoto gustoso riguarda una tradizione voluta da lui e da due amici di Castelforte. Ogni anno i tre andavano in un ristorante a Formia, a mangiare da pranzo a cena, con portate continue; e un anno furono capaci di pagare un conto di un milione e mezzo delle antiche lire. Poi, quando uno dei 3 è morto, ci andavano in 2, con la foto dell’amico scomparso. Ordinavano per 3 e mangiavano i 2 fortunati rimasti nella vita terrena. Geniale e ironico con la vita come con la morte, che aveva scansato, praticamente poco più che trentenne. Fragasso non è stato uno qualsiasi, per oltre metà della nostra regione e una parte delle altre, è stato “IL” DIRETTORE. E i galloni se li meritò fin da quel grande Formia in C2, andando a Coverciano a studiare e a dare l’esame quando non c’era bisogno delle benedizioni degli ultimi 10 anni. Ma necessitava la bravura tecnica, lessicale e la profonda conoscenza, tutte doti che ha sempre rappresentato, insieme a quelle poche parole che, volta per volta, sentivi, e apprezzavi. E al telefono Antonio rispondeva: “Ue, Max”, senza enfasi ma con umanità. Oggi ti dico io, bell’amico che sei stato, e che hai saputo essere: “Ué, Antò. Che colpo al cuore, che contrattacco. Ci hai buggerato pure stavolta, Direttò. Me lo concederai, un po’ di silenzio, oggi”.

Ti abbraccio, grato, per avermi reso parte del tuo universo, fatto di educazione, cose dette e comprese al volo, senza fronzoli.

Massimiliano Cannalire

(si ringrazia per la preziosa collaborazione Paolo Russo)

I FUNERALI DI ANTONIO SI TERRANNO DOMANI, GIOVEDI’ 14,

ALLE ORE 16, NELLA CATTEDRALE DI SS. COSMA e DAMIANO.

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