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Tutto-Colleferro: sensazioni, stati d’animo, prospettive. Emozioni

AMERICO TALONE COLLEFERRO

COLLEFERRO, VOLERE VOLARE

Dal nostro inviato

Colleferro l’altro ieri, ieri, domenica scorsa, oggi. La storia racconta di un’ultima partecipazione in Serie D nel 1982-1983, poi la discesa in Promozione perché l’Eccellenza sarebbe nata circa 10 anni dopo, per volere di Antonio Sbardella, che propose questo campionato-materasso tra l’antico campionato regionale e la Serie A dei Dilettanti, l’ex Quarta Serie. Poi tanti anni anonimi fino all’Eccellenza, fino a perdere la Coppa Italia laziale ai supplementari contro il Santa Marinella (3-1) al “Flaminio”. La vittoria in quella di Promozione e quindi quella, rumorosa, in Eccellenza. Dalla sospensione di quella sciagurata finale, diretta in maniera pessima e rovinata da Cattaneo di Civitavecchia e Civitenga di Roma 2, che annullarono un gol, giusto, al Boville ridotto in 9 contro 11, il direttore sportivo Andrea Angelucci fu folgorato come San Paolo di ritorno dalla via di Damasco. E, contro ogni pensiero colleferrino, quest’estate, ha proposto Ermanno Fraioli, che di quella squadra ernica era la prima guida.

I fatti hanno dato ragione ad Angelucci da Subiaco, a Fraioli da Sora, alla loro società, rappresentata dietro la scrivania da Americo Talone e Gianluca Bucci. Due con le idee chiare, due che hanno saputo trarre le giuste misure da ogni precedente esperienza. Così leggi le cifre, che non mentono mai, e che raccontano di 37 punti figli di 12 vittorie, 1 solo pareggio, 1 sola sconfitta, ad Albano. Con un successo che va persino oltre le 33 reti segnate, e anche al di sopra delle 11 incassate. Che già da sole, messe insieme, significano 1 (incassata) a 3 (quelle all’attivo). La vittoria più bella è stata la gente che si è trattenuta allo stadio oltre il fischio finale, a dire grazie a Talone e ai dirigenti rossoneri, costringendo i Carabinieri a far accomodare la gente fuori dall’impianto sportivo di Via Berni, per permettere il deflusso dei sostenitori del Cassino, tra i quali in diversi erano risentiti fortemente coi loro rappresentanti in campo.
L’intervista – Con puntualità milanese, a pochi minuti dalle 16, arriva al campo con la macchina e imbocca subito la strada della segreteria. E’ Americo Talone, che domenica era l’immagine, radiosa, della felicità rossonera, per quanto visto. Dopo il 19′ del primo tempo. Cosa ha pensato, dal 7′ al raddoppio del Cassino?
“Già, una grande reazione. Cosa mi passasse per la mente? Niente, ti si chiude la mente. Ero convinto, in precedenza a quei due gol avversari, che non fosse la squadra capace di farci saltare il banco. Ho creduto che ci sia stato un approccio gelido. Domenica credo che l’arbitro ci abbia messo del suo, sul primo gol. Aveva il netto sapore di un totale fuorigioco. Il secondo gol mi ha gelato perché è il gol dell’ex: lui non ha iniziato il campionato col Cassino. Ritornava da ex non da settembre ma da domenica. Ha avuto un modo di esultare un po’ spavaldo. C’erano i loro sostenitori che inneggiavano a Carlini, giustamente. Ma a Colleferro non c’è Carlini che tenga. Se era uno che meritava, al tempo, non lo avremmo mandato via: di questo statene sicuri”.
Poi è successo che, non uno, due, tre atleti del Colleferro, ma tutti insieme, come in un’orchestra, abbiano viaggiato verso una difficile risalita.
L’analisi è profonda: “Sono stato strabiliato dalla prestazione di alcuni giocatori, di tutta la squadra, in modo particolare, perché certi successi si costruiscono con la coralità. Ho ringraziato tutti. Fermo restando che Cerroni ha fatto una partita incredibile, ha macinato chilometri sulla corsia di sinistra. Non entro mai nel merito tecnico ma devo dire che Cerroni ha svolto la partita nel suo ruolo: in altre domeniche causa l’infortunio causa la squalifica, non sempre era potuto accadere. Per il resto sono soddisfatto che la dirigenza abbia saputo mettere a disposizione una squadra ben costruita e attrezzata. Queste sono sensazioni ma anche certezze”.
E’ successo tutto di fronte a tanta gente. Dove sono finiti, gli “scettici”? Talone, in maniera orgogliosa e al contempo serena, dice: “Era tutto pieno: saranno state 2000 persone, solo 400 da Cassino, con 4 pullman. Coi risultati non credo ci siano scettici, in giro”.
Al fischio finale mentre la intervistavamo per la radio, la sua espressione era più evidente di ogni altra parola. Il Talone-pensiero: “Sono sceso negli spogliatoi a fine partita, e non stavo nella pelle, come hai visto nel dopogara”.
Il Colleferro ha ricacciato indietro, a 8 punti, quella che è l’avversaria più pericolosa, il Cassino. In mezzo la Nuova Itri, e occhio all’Albalonga. Americo Talone fa il punto sull’euforia rossonera ma avverte: “La società è presente, esprime gioia, ma il campionato è lungo. Ci stanno 20 partite, e sono 60 punti in palio”. Gli fanno eco sia Gianluca Bucci, collega presidente, che Ermanno Fraioli, l’allenatore, che ha appena terminato l’allenamento, soddisfatto. Poi Talone torna a parlare del rapporto con la tifoseria e fa i complimenti a quella dell’avversario appena incontrato, e battuto: “Hanno un bel collettivo che segue il Cassino, in questo il Colleferro perde un po’. Di loro c’erano 4 pullman, dei nostri tutto il settore giovanile. Qui da noi ci stanno quei 3-4 facinorosi che urlano, schiamazzano. Una tifoseria con cori e vera non c’è mai stata. Sono rimasto entusiasta, lo scorso anno, del tifo del Terracina. Un tifo ordinato, corretto, pulito, che faceva cori. Quest’anno della Semprevisa: un paese intero che crede in una società sportiva. Una realtà diversa, dico e aggiungo purtroppo, rispetto alla nostra”.
E’ così complicato, questo rapporto, qui?
“A Colleferro se andiamo bene lo comprendiamo dalla gente che ti ferma per strada, che parla di calcio nei bar, nei ritrovi. Diversamente obiettano, in maniera rude, se facciamo una mossa anziché un’altra. I risultati hanno cambiato il trend: domenica la gente non se ne voleva andare. Se questa città rispondesse in maniera diversa, prenderemmo altre iniziative. E’ più seguita la Vis Artena, che il Colleferro”.
In sede di commento e nei fatti, quelli del campanile, possiamo dire che, rimontando uno squadrone con la storia e la forza del Cassino, domenica 7 dicembre abbia rappresentato un confine, uno spartiacque con il dover pensare, pur per motivi di parentela e residenza, a vincere i due derby con la Vis Artena, e a non badare a tutto il resto?”.
Americo Talone sorride, in maniera sarcastica, ma scansa volentieri la provocazione. Forse perché adesso la prospettiva è un’altra, forse no. E afferma: “No, lascia perdere, noi ad Artena ci viviamo”.
Il Cassino rimane l’avversaria più insidiosa?
“Sì, in questa annata ci sono delle società che, purtroppo, ci fanno sentire importanti, per l’importanza del girone. Colleferro ha la sua storia ma c’è Cassino, c’è Albano, l’Albalonga, lo stesso Nettuno, il Gaeta, il Pomezia. Poi ci può essere un periodo di cambio, di crisi, ma quando alle spalle hai una storia. Lascia perdere la Roma di ieri sera: ma possibile che l’Atletico Madrid viene a Torino, si mette davanti all’area e porti via lo 0-0? La Roma? Si è scoperta due volte ed è stata punita. Tornando all’Eccellenza, faccio riferimento che è un girone di squadre blasonate: la Nuova Itri è una matricola, e ci può stare, e te la ritrovi a 32 punti. Stesso discorso per la Serpentara Bellegra Olevano. Ci sono nuove società che stanno dicendo la loro, in questo campionato. Io rispetto tutti quanti, perché sono abituato a rispettarmi e confrontarmi con l’avversario. Ad Artena si dice che la processione è lunga e bisogna tenesse ‘a candela, fino alla fine…”. Antica saggezza dei paesi di provincia.
Gianluca Bucci: “C’è gente che già dice “Hai vinto il campionato!”. L’avremo vinto – sostiene il giovane imprenditore e dirigente – quando avremo 10 punti e mancheranno 3 partite”. E Americo Talone annuisce, confermando questo pensiero. Sul settore giovanile dice: “La Juniores d’élite e le altre squadre stanno andando bene. Stiamo cercando di riunificare sotto un’unica bandiera il calcio colleferrino. Abbiamo, per esempio, Costantini, classe 1997, che ha giocato in pratica tutte le partite possibili”.
L’unico rammarico resta l’eliminazione in Coppa Italia?
“Siamo usciti in maniera anomala. Non c’ero – dice Talone – e da ciò che mi hanno raccontato la palla non voleva entrare proprio dentro. Ad Albano è successo che ci abbiano bucato due volte dalla stessa parte, senza che noi intervenissimo. Vedo l’Albalonga in finale e mi sarebbe piaciuta”.
Una domenica da incorniciare…
“Quando hai perso entri nello spogliatoio con un clima diverso. Una vittoria crea morale, entusiasmo, ti dà slancio, voglia di sorridere. Vi faccio un paragone. Avevo amici che mi hanno invitato a mangiare la polenta. Non l’avevano preparata finché non sapevano il risultato. Perché mi dicono sei un trascinatore se vieni col muso perché sconfitto non è la stessa giornata neanche per noi: quando hanno saputo che il Colleferro avesse vinto, hanno preparato tutto, polenta, sugo e il resto, e ci siamo messi a tavola alle 2 e mezza del pomeriggio!”.
Non è stata una vittoria qualsiasi, tuttavia: “Assolutamente sì, una vittoria speciale, di forza, meritata, della squadra. E quando parlo della squadra non parlo di quella messa in campo; parlo di società sportiva, dell’insieme. Perché senza i presidenti, lo staff tecnico, organizzativo, non ci poteva stare. E’ stata una sinergia, nata per vincere, fonte di sacrifici, che sta portando a casa bei risultati, con sforzi pazzeschi. Questa è, la realtà che, nel corso degli anni, ha avuto l’integrazione di un appassionato della voglia di vincere e della determinazione di Gianluca Bucci. La soddisfazione più grande che ho avuto nell’ereditare il Colleferro Calcio è che abbiamo creato un ambiente sano, che dà soddisfazioni e méte a quei giovani che sognano. Abbiamo fatto un settore giovanile valido, che si impegna e ottiene risultati, con tanti giovani in prima squadra. Abbiamo creato un po’ di centralità calcistica, a Colleferro, che negli ultimi anni è venuta a mancare. E’ ridiventata il perno del calcio dell’Alta Valle del Sacco, di questo ne sono convinto. Faccio riferimento alla squadra che lavorativamente impiego per andare ad asfaltare la strada: non mando l’operaio, mando la squadra. E’ così anche sul piano del lavoro. E’ UNA SQUADRA. E questo forse è il nostro merito maggiore”. Assoluto. Colleferro ha messo le basi per proseguire. C’è voglia di volare, per non parlare più di paragoni con quanto fatto in Promozione o in Eccellenza. Per tornare a parlare un linguaggio interregionale. Un orizzonte ben diverso. Parola al campo. Come sempre. Perché Colleferro non è, lo dice la storia di 30 anni, di quelli coi capelli bianchi, una “piazza qualsiasi”.

Massimiliano Cannalire

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