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Qui Bellegra e Olevano: volere volare. Parla Alessandro D’Antoni, il direttore sportivo

ALESSANDRO D'ANTONI D.S. SERPENTARA

Alessandro D’Antoni, d.s. della Serpentara Bellegra Olevano, prima con 6 punti di vantaggio sul Cre.Cas.

Città di Palombara: “Un campionato complicato, sperando che il mister si faccia la barba a metà maggio…”

Dal nostro inviato a Bellegra (Roma)

Un pomeriggio che saluta la Primavera, con la dovuta attenzione all’inbrunire quando le temperature continuano a pizzicare, a Bellegra, uno dei 120 paesi della provincia di Roma, accompagnato da storia e arte, da buon vino e soprattutto calcio, di questi tempi. Il viaggio ci porta qui, al “Giovanni Savoia”, dove, ogni due settimane, due paesi, l’altro è Olevano, sono uniti dalla passione per un pallone che rotola; e che, quest’anno, va a depositarsi spesso nelle altrui reti, in quelle degli avversari. Unisce Bellegra e Olevano il nome originario della società anche la via che porta da un sito all’altro, la Serpentara. Qui il campanile non esiste più con quelle rivalità di qualche tempo fa, perché vale un po’ il discorso, intelligente, fatto da Enzo De Santis con la Valle del Tevere, che riesce a compattare diversi paesi e della Sabina reatina e di quella romana.
Parliamo della prima posizione con Alessandro D’Antoni, che è stato uno dei mediani eccellenti del Pisoniano sia nel massimo campionato che in Serie D, e che oggi fa il direttore sportivo del club di Filippo Albensi e soci. Un’altra bellissima giornata di primavera, oggi, in questo pomeriggio di allenamenti. Il clima è di quelli impegnati. Il mister, Fabio Lucidi, si fa crescere la barba, ti ha voluto superare…

“A questo punto devo pensare che sia una cosa scaramantica, se la taglierà alla prima sconfitta, al primo gol subìto, quindi speriamo di no. Se la porti fino alla metà di maggio per festeggiare, magari, qualcosa”.

Questo girone C è stato a lungo il più difficile per individuare la formazione più ambiziosa, tra le tante vogliose di acciuffare il primo posto ed evitare i play-off, per salire in Eccellenza. Che idea ti sei fatto di questo raggruppamento? Perché rispetto al girone A, che ha molte più concorrenti ma con il passare delle giornate si sono sciolte come neve al sole, da voi sono ancora tante, le squadre, in pochi punti…
“E’ un girone molto complicato visto e considerato che ci sono almeno sei squadre che si possono benissimo giocare i tre posti che contano, anche se ora un po’ di selezione c’è stata, in favore nostro e del Cre.Cas.: ma bisogna fare attenzione alla qualità di Trastevere, La Rustica, per molto tempo prima in classifica. C’è il Città di Ciampino, che ha fatto tardi la squadra ma che io considero, con noi, la migliore compagine del girone C”.
Qui mi sembra abbia fatto 0-0, tra le rare, a cogliere un punto.
D’Antoni conferma: “Sì, qui ha fatto 0-0 era la prima partita in cui schierava i nuovi acquisti, con Pasquale Camillo che, dopo anni, tornava in panchina, meritando una piazza importante. E poi la sorprendente Subiaco che tornava in Promozione dopo tanti anni, e che sta a 15 kilometri da noi. Conosco tutti i giocatori e posso dire che la Vis Subiaco non è una sorpresa, però merita la palma della sorpresa dell’anno”.
Il girone A ha visto il Nettuno a lungo soffrire con Focene, Città di Fiumicino, Almas, Santa Marinella: adesso è in fuga come voi. La Vigor Acquapendente vi ha preceduto a tutte e due, è imprendibile. Oggettivamente la Promozione, almeno per la parte sinistra della classifica, sembra livellata verso l’alto però c’è uno strapiombo con tante altre realtà. Si è abbassato, un po’, il livello, da quando giocavate in questa categoria te e tuo fratello Nazario?
“No, Max, ti devo contraddire, in questo caso, perché livellandosi tutto verso il basso, nel paragone tra i diversi campionati, ci sono stati giocatori scesi dalla Serie D in Eccellenza e da questa in Promozione, e si vede almeno nelle prime sei, sette squadre. Devo dire che la Promozione per queste realtà sembra un campionato di Eccellenza, ed è diventato un torneo molto importante. Parlo del nostro girone, non avendo conosciuto gli altri, tranne il Cassino (girone D) per la coppa Italia. Un campionato difficilissimo”.
Parliamo di una piazza, di un posto a te caro: Pisoniano, negli ultimi tre anni, è riuscita ad arrivare due volte in finale di Coppa Italia d’Eccellenza. Però è cambiata tanto, a livello societario. Quanto ti fa tristezza, pur dopo il successo in coppa, vederla in pratica in fondo alla classifica?
“Pisoniano non c’è più, il nome è diverso, e da questo punto di vista non mi tange più di tanto. Si chiama Empolitana, raggruppa sei, sette paesi, una fusione, almeno a come ero rimasto io. Purtroppo, devo dire purtroppo, vederlo in fondo alla graduatoria mi dispiace soprattutto per i ragazzi che ho lasciato lì, perché per quanto sono bravi potrebbero fare cose più importanti. Fortunatamente hanno portato la coppa a casa, che fa loro onore, ne ho sentito più di qualcuno. Erano entusiasti di questo traguardo, storico. Purtroppo adesso devono recuperare una classifica che si è fatta preoccupante, che li ha visti anche ultimi solitari, e speriamo per questi ragazzi che recuperino, perché non lo meritano. Assolutamente”.
Il primo dirigente illustre di casa D’Antoni è stato Tonino tuo padre, che consigli vi ha dato? Parlo di te e Nazario, tuo fratello, nel momento in cui avete smesso gli scarpini e i panni di atleti per diventare direttore sportivo e presidente?
“Diciamo che nel calcio siamo stati noi, a tirarlo dentro, giocando a pallone. Poi a livello sportivo aveva delle risorse e le ha gestite però devo dire che ci siamo nati, nel calcio, io e Nazario. Passami il termine: da una parte siamo nati quasi “imparati”, dall’altra papà ci ha insegnato a essere chiari con tutti, e a non nascondere mai le cose, a non mentire per ottenere qualche obiettivo; cose chiare, onesti con tutti, senza mezzi termini o giri di parole”.
E’ sempre stato saggio, nella gestione dell’antico Pisoniano…
“Sì, è sempre stato saggio. E’ un uomo tutto di un pezzo. Le emozioni le trova solo nella parte finale, nelle vittorie sennò è sempre stato un tipo un po’ particolare, si è sempre tenuto al di fuori di tutto, al di sopra di tutto”.
C’è gente che dice che da queste parti fate a gara a chi è più scaramantico: D’Antoni sorride e dice: “La cosa particolare è che poi tutti diciamo che non è vero”.
Permalosi?
“Sì, permalosi, cerchiamo tutti di nasconderlo ma tutti siamo scaramantici. Io penso che lo sport ti porti a essere scaramantico, anche se non lo vuoi. Fai delle cose che pensi, dopo una gara vinta, un movimento o un’abitudine, ti abbiano portato bene e cerchi di continuarli a fare”.
Restano cinque partite compresa la pausa pasquale. Quante volte siete riusciti a radunarvi, nelle cene conviviali, coi ragazzi? A farli sentire, anche quelli di fuori, più importanti, come quelli del posto?
Devo dire che i ragazzi, il martedì e il mercoledì, è tappa fissa, c’è una minicena con la pizza per un compleanno o una multa: una qualsiasi scusa è buona per festeggiare insieme, e il gruppo si fortifica. Le vittorie continuano ad arrivare, a go-go, e speriamo di continuare a comprare questa pizza tutte le settimane, due, tre volte a settimana, almeno”.
Ne riparliamo tra qualche tappa
“Ma sì – dice sospirando – ancora c’è da sudare, almeno un mese. Speriamo che le cose continuino ad andare come adesso. Devo fare i complimenti ai ragazzi perché ci sono stati molti momenti difficili tra squalifiche e infortuni, e cose varie, e qualche domenica fa, che abbiamo giocato con una difesa assolutamente inedita, per le troppe assenze nelle retrovie. Fabio (Lucidi, n.d.r.) ha lavorato tutta la settimana su una linea difensiva tutta nuova: devo fare in primis i complimenti all’allenatore, e ai ragazzi, che sono splendidi e si adattano a qualsiasi cosa, non si lamentano mai, sia sotto l’aspetto tecnico che morale. Solo palme, per loro”.
3000 abitanti per Bellegra, 6000 per Olevano, e gli spettatori sono aumentati da 200 a 300, nelle gare casalinghe. Non so fuori, ma in casa è tanta roba.
D’Antoni: “Anche fuori casa eravamo parecchi, devo dire, perché piano piano questa Serpentara sta prendendo forma. Il traguardo è quello di avvicinare la gente di questi due paesi, rendendola orgogliosa di appartenere a questa società e a questa squadra. I ragazzi ce la stanno mettendo tutta, quest’anno e già l’altro anno ci hanno provato, ma le cose non sono andate bene. La società ha insistito, poi sai, è difficile trovare un club che due anni di seguito faccia lo stesso investimento per arrivare in Eccellenza. Speriamo che nelle prossime partite continuino ad aumentare. Con le belle giornate vediamo molti più spettatori: tu sai che qui fa molto freddo”.
Arriva anche la neve, talvolta, a fine partita.
D’Antoni: “Ecco, appunto. Ma la domenica che abbiamo giocato contro il La Rustica era tutto pieno, per fortuna in presenza di una gran bella giornata di sole. Speriamo che questi sei punti di vantaggio siano uno stimolo in più per scendere dal paese al campo e seguire la squadra del proprio paese”.

Massimiliano Cannalire

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