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Serie D girone G: Lupa Roma-Anziolavinio 1-2

RIZZARO IN VOLO COME L'ANZIOLAVINIO

LUPA ROMA-ANZIOLAVINIO 1-2

Lupa Roma  (4-3-2-1): Di Filippo 6, Pasqualoni 5, Celli 4,5, Capodaglio 5, Crescenzo 4,5, Sentinelli 4, Neri 3, Raffaello 4 (78’ Faccini 4), Tajarol 5,5, Chiesa 4 (74’ Scibilia 3), Morini 5. A disp. Di Loreti, Forti, Diamoutene, Campobasso, Santarelli, Masciantonio, Metta. All. Cucciari 4,5.
Anziolavinio (4-4-2): Rizzaro 9, Salvini 7, Succi 8, Nanni 7,5 (75’ Picariello 6), Ugolini 6,5, Giordani 7,5, Di Dionisio 7 (67’ Musilli 7), Guida 7, Massella 7, Tulli 8 (89’ Giancana s.v.), Lauri 6,5. A disp. Colarieti, Bendia, Brignone, Zigulich. All. Chiappara 7.

Arbitro: Sig. De Remigis di Teramo (5).

Reti: 4’ pt Di Dionisio (A), 51’ Tajarol (LR), 77’ st Tulli (A).
Note: ammoniti Giordani, Tajarol, Rizzaro, Di Dionisio, Celli, Salvini. Angoli 11 a 3 per la Lupa. Recupero: 2′ nel I tempo, 4′ nel II. 700 spettatori circa a ingresso gratuito.

Dal nostro inviato

L’Anziolavinio passa al “Pietro Desideri” confermando una serie di perplessità sul cammino della Lupa Roma, che, battuta per 2-1, cede il primato al San Cesareo, vittorioso per 4-1 a Selargius. Sono ora due, i punti di differenza, in vetta.

Il sospetto che ci sia una sindrome da gara interna è oramai una certezza, visto il pareggio (1-1) con l’Arzachena e le tre sconfitte di fila patite nella darsena fiumicinese dalla formazione di Alessandro Cucciari: uno degli errori palesi commessi dal tecnico romano è insistere su un Neri francamente impresentabile, e il resto ce lo ha messo l’esterno, che ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare. E anche l’ingresso di Scibilia ha acuito i problemi in fase di costruzione dove queste presunte “primedonne” pensano di giocare “1 contro tutti”, neanche fossero ospiti del Costanzo Show di qualche tempo fa. Va bene aggrapparsi alle assenze di Leccese davanti, Perrulli in cabina di regia, Cerrai in mezzo, Bova dietro, ma la Lupa Roma dura sempre fino al quarto d’ora del secondo tempo poi si scioglie come neve al sole; al massimo la furia di rimonta arriva sempre al 20′ delle seconde frazioni, poi il copione ricalca quanto visto da dicembre in avanti. E’ una squadra distratta nelle retrovie, prevedibile quando abbassa il ritmo e dovrebbe imprimere un altro passo e un’altra marcia, al proprio campionato, la formazione capitolina. Lo stesso Capodaglio ne ha azzeccate con il contagocce poi si è intestardito nella ricerca di soluzioni imprecise e insistite.

Dal canto suo l’Anziolavinio ha fatto la sua onesta partita. Non è vero, come ha sostenuto Franco Rizzaro, che si sia trattato di…”una grandissima partita, giocata molto bene, con grandi azioni”. Questioni di pareri. La realtà, a nostro avviso, è che la gara giocata dai ragazzi di Chiappara sia stata una partita di grande sostanza dopo aver rischiato per un’ora buona il tracollo; è uscita fuori tutta l’esperienza di Guida, la concretezza di Giordani e Succi, quest’ultimo un atleta già in grado di andare tra i professionisti, la voglia di far bene di Massella e dei suoi compagni di squadra. E un bravissimo Simone Rizzaro, che per 60′ ha negato i sogni di gloria alla ex prima della classe: la prestazione del portiere anziate è stata di quelle da ricordare e far vedere ai nipoti, con parate da un palo all’altro, nell’assedio che Capodaglio e compagni hanno provato a intessere, con scarsissimo raccolto, agli ultimi venticinque anzi venti metri avversari.

Volti scuri, da una parte, e la volontà della società di responsabilizzare dei giocatori trattati troppo coi guanti, da una parte; e dall’altra facce felici per l’impresa compiuta.Consapevoli, come dice Simone Rizzaro, eroe di giornata, di averla sfangata di fronte a una grossissima squadra. Che, aggiungiamo noi, ha una percentuale al tiro, mutuando una definizione dal basket, fatta di bassissima realizzazione, a quanto prodotto.

L’eroe della giornata, per qualcuno figlio di un Dio minore – Il portiere della squadra di Chiappara dice, sorridendo: “Ho il mal di testa, per quante ne ho parate e ne sono venute, dalle mie parti. Ci hanno messo un’ora dentro l’area di rigore, non solo nella nostra metà campo”.

Al 4′ una punizione di Guida trova Di Dionisio pronto, allo stacco di testa, in mezzo a una selva di maglie arancioni: l’impatto è vincente perché provato da cinque, forse sei metri, rispetto al portiere, incolpevole, nella circostanza. La reazione è forte con Sentinelli che sbaglia la schiacchiata, da posizione favorevolissima, e la stessa sorte avrà Chiesa, dopo una bella sponda di Tajarol. Il centravanti meriterebbe il calcio di rigore, all’altezza del 35′, quando viene tirato giù al centro dell’area, appena spostato sulla sinistra. Al 38′ Capodaglio per Chiesa, gran tiro e deviazione sul fondo di Rizzaro con un grande riflesso; dal corner di Capodaglio Neri crossa un bel pallone per Pasqualoni, che colpisce di testa, chiamando alla grande deviazione Rizzaro che balza sulla sua destra. La palla resta lì ma, di suola, Neri manda il cuoio a sfiorare il palo, tra la disperazione dei tanti sostenitori della Lupa Roma. Al 43′ Capodaglio tira sul fondo un rasoterra sinistro, come farà ancora al 3′ del secondo tempo. Altro piglio, in campo, per la Lupa, che punta sulle combinazioni geometriche, a inizio ripresa. Al 6′ Celli per Chiesa, che spizza di piede; corta respinta di Rizzaro e Tajarol di sinistro segna il meritato 1-1. Al 12′ altro episodio di rilievo: viene negato ancora un calcio di rigore a Tajarol, per un “mani” di un difensore, che invece il direttore di gara sanziona, incredibilmente, come ammonizione accusando dell’infrazione l’attaccante. Poi una successiva iniziativa di Tajarol viene ricacciata da Ugolini dall’area piccola, dopo un rimpallo vincente che avrebbe voluto servire Neri giunto di corsa all’altezza dell’area piccola. Al 15′ Capodaglio-Morini e gran parata a mo’ di respinta di Rizzaro. Dopo questa sfuriata i successivi venti minuti sono sterili e di controllo, sia per i mediani anziati sia per gli esterni difensivi. Cala vistosamente, l’intensità della Lupa, fino all’episodio decisivo. E’ il 32′, e Massella spedisce in profondità Tulli che elude l’intervento di Sentinelli e batte in uscita, di piatto destro, al volo, Di Filippo, per il 2-1. L’inutile assalto finale è più figlio della voglia di non uscire ancora una volta con “le ossa rotte” e il morale sotto i tacchi delle scarpe. Ma l’Anziolavinio, anzi, conclude in attacco la metà dei cinque minuti di recupero. Ha vinto la squadra ospite, salvata da un grandioso Rizzaro, e pur se in due occasioni l’arbitro non ha prestato l’attenzione dovuta, ciò che scrivevamo da diverse settimane si è avverato, per l’ex capolista. Ci vogliono gli attributi, come fatto a Sora, a Olbia e in altre partite. Non di certo come avvenuto nell’ultimo mese di gare interne: un punto, in tutto, su quattro sortite casalinghe. A Roma usano una definizione ben precisa: mancanza di palle. E, aggiungiamo, di attenzione, probabilmente della necessaria messa a frutto dei sacrifici infrasettimanali: da un po’ di tempo tutto questo assieme! L’idea che dà questa squadra è che si voglia specchiare di “cotanta beltà”. Niente di differenza. Come se avessero avuto una carriera fatta di Coppe dei Campioni vinte. Quando in realtà rischiano di gettare alle ortiche una stagione intera e i relativi buoni intenti e sacrifici fatti. Prima era il Terracina, a dire grazie. Ora lo fa il San Cesareo. Sentitamente.

Massimiliano Cannalire

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