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Simone Inzaghi e il patto con la Lazio

lazio

Una rondine non fa primavera ma ha dato segnali importanti.  Miglior debutto per Simone Inzaghi sulla panchina laziale non poteva esserci.
La Lazio sbanca Palermo dopo il ritiro forzato di Norcia, nel momento più basso e deprimente dell’era Lotito e dopo aver perso nettamente un derby sotto ogni aspetto: da quello tattico a quello caratteriale.

La Lazio aveva il dovere di dare delle risposte nei confronti di tutti e così è stato. Un accordo unidirezionale tra tutte le parti in causa (dirigenza, giocatori, procuratori, tifosi) sino a fine stagione per poi decidere sulle sorti di tutti.
Tris al Palermo di Zamparini, altro presidente contestato (più o meno giustamente) dai tifosi per aver affossato una squadra con delle decisioni al limite del paradossale.

Nel calcio odierno non è difficile trovare questi picchi umorali che alla conta finale potrebbero essere pagati a caro prezzo. L’interruzione per tre volte da parte di Gervasoni (bravo per il buonsenso mostrato) della gara per lancio di fumogeni, seggiolini e petardi la dicono lunga su come stanno vivendo questo momento i supporters rosanero.

Con una formazione altamente rimaneggiata dati gli ormai noti infortuni che accompagnano la squadra da inizio stagione, Inzaghi ripropone un 4-3-3 stile Pioli dell’annata trionfale (2014-2015).
Candreva è la bella copia di quello visto per sette mesi. A volte urtante per quello che poteva fare ma che non ha fatto: gioco di squadra, cross calibrati, colpi di tacchi, testa e polmoni. Il miracolo di Santa Rosalia.
Stesso dicasi di Felipe Anderson e Keita.

Tre punti conquistati sulle fasce con un doppio cambio di passo. In avanti gioca un campione del mondo come Miro Klose che in cinque minuti mette in ghiaccio la gara trasformando in oro le due palle toccate portando di fatto la Lazio sul doppio vantaggio.

klose

Onazi risente del cambio di tecnico disputando una partita sopra le righe insieme a Biglia suo compagno di reparto: tanta sostanza e attenzione nella partita più delicata della stagione.

Unica nota stonata le disattenzioni ormai risapute della difesa. Appena in affanno il pacchetto arretrato va in difficoltà e se non fosse stato per il fuorigioco di Gilardino sulla prima palla toccata dall’ attaccante, si potrebbe parlare di un’altra gara. Gentiletti in evidente affanno che ha messo in risalto i limiti tecnici e fisici di chi non gioca da quattro mesi (ultima gara disputata Lazio Sampdoria ndc).

La vittoria è stata soprattutto di Inzaghi. Tre reti senza subirne nessuna non accadeva da diverso tempo.
Se con Pioli le statistiche erano infauste sotto la voce delle reti subite (minimo una a partita) e soprattutto nel primo quarto d’ora, con Inzaghi sembrerebbe esserci un timido abbozzo di equilibrio. Il Palermo non è una macchina da rete, il solo Gilardino non può fare reparto da solo, ma era importante per la Lazio ritornare a segnare.
Paradossalmente la linea tracciata da Pioli si ripresenta in maniera semplice ma con un nome diverso in panchina.
La Lazio domina il primo tempo. Nel secondo chiude i giochi con Felipe Anderson. Per il Palermo le noti liete portano il nome dei giocatori della Primavera, invocati dal pubblico già dal primo tempo. La Gumina subentrato al posto di un mediocre Morganella rappresenta un punto importante per la rifondazione.
In casa Lazio l’errore più grande è l’esaltazione per il risultato ottenuto.  La stagione rimane sempre di pessima fattura.

Mirko Cervelli

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