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Roma, Gerson e 18 milioni buttati: l’ultima eredità di Sabatini

gerson

Il re delle plusvalenze, da Marquinhos a Lamela, tanto per citarne due su tutte: il direttore sportivo uscente della Roma, Sabatini, ha concluso il suo mandato nella Capitale senza particolarmente brillare per quanto concerne le operazioni di mercato mandate in porto. Che si tratti di entrata o uscita, la compravendita giallorossa è stata deficitaria nel corso dell’ultima sessione estiva ed invernale. Anche i tanti rinnovi in bilico oggi pendono pesantemente sulla testa del neo ds Monchi, che arriva da anni di successi al Siviglia e dal quale ci si aspetta tanto, forse troppo.

Madre delle perle lasciate sul banco da Sabatini c’è Gerson, giunto in Italia per 18 milioni di euro ma che ha totalizzato 1 giorno, 23 ore e 53 minuti in panchina nel corso dell’ultima stagione. Prossimo a tagliare il traguardo dei due giorni, la nota statistica assume contorno grotteschi pensando a quale sia stata l’unica partita da titolare giocata dal giovane brasiliano quest’anno: Juventus-Roma. Un match che lo vide disputare appena 45 minuti, lasciando il terreno di gioco sin dall’intervallo, schierato fuori ruolo (attaccante esterno) ed autore di una partita abulica.

Il brasiliano primeggia in Italia per tempo trascorso in panchina, precedendo di poco un altro “protagonista” d’eccezione come Honda, come emerge dalla ricerca elaborata da Sports Bwin inerente ai 10 giocatori meno utilizzati nel campionato di Serie A. Molto deludente anche il minutaggio di Budimir, lo scorso anno protagonista della storica promozione in A del Crotone ed ora chiuso anche dall’esplosione di Schick.

seriea

Tornando al mercato della Roma, i flop non si limitano certo al centrocampista verdeoro: è in difesa che Sabatini ha offerto i migliori “bidoni” alla causa di Spalletti, grazie a due giocatori inseriti da Calciomercato.it nella top 10 dei flop stagionali. Vermaleen arrivava dal Barça dopo anni di infortuni fra blaugrana ed Arsenal, ma con un curriculum importante anche nella nazionale belga, in quei casi (rari) in cui è stato in buona salute. Il suo contributo, oltre che minimo, è stato deficitario soprattutto in Europa League: nella sfida col Lione non poche colpe dell’eliminazione gravano sulla propria testa.

Stesso discorso per Juan Jesus, preso dall’Inter dove già non aveva brillato e dirottato a terzino sinistro principalmente dopo il crack di Mario Rui, non valutabile quest’anno. Per finire con Bruno Peres: il ricordo delle prestazioni monstre col Torino e di quel gol con galoppata di 60 metri nel derby sono rimasti un’illusione a Roma, per l’intera annata. Soprattutto in seguito all’infortunio serio patito da Florenzi ci si aspettava decisamente di più da lui. A voler mettere il dito nella piaga, la questione Allison: schierato nei preliminari di Champions League, non è stato esente da colpe per la pesante eliminazione contro il Porto, facendo da secondo per tutta la stagione eccezion fatta per i match europei dove ha mostrato qualche segnale positivo.

Il flop del mercato giallorosso finisce per estendersi anche sull’incapacità di offrire alla rosa adeguate alternative a quella stretta cerchia di 13-14 titolari che hanno guidato la Roma per tutto l’anno: è mancato l’acquisto di un vice-Dzeko, di una forte alternativa ai tre di centrocampo in sostituzione di Pjanic e l’unica nota positiva è stata l’arrivo di Fazio che ha dato solidità ad una difesa che ne aveva ben poca.

Ora, a Monchi, il compito di correggere gli errori/orrori passati.

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